Il palazzo fu fatto edificare lungo l’attuale Via Garibaldi da Ascanio Celsi nella seconda metà del ‘500. Ascanio era già proprietario di una abitazione a Roma e fece, quindi, costruire l’edificio come una sua residenza di piacere ed anche come un luogo da cui poteva più facilmente gestire le sue vaste tenute agricole dislocate in prossimità di Nepi. Alcuni elementi architettonici che caratterizzano la facciata dell’edificio, quali ad esempio l’uso del bugnato e le finestre del pianoterra del tipo ad “inginocchiatoio”, suggeriscono che il palazzo sia stato progettato da Antonio da Sangallo il Giovane, attivo a Nepi durante il governo di Pier Luigi Farnese (1537-1545).
Come altri residenze nobiliari dell’epoca, l’edificio ospitava al pianoterreno i servizi (cucine e magazzini), al primo piano i locali residenziali e di rappresentanza ed al piano superiore l’alloggio per la servitù.
Nel primo piano, o piano nobile, si conservano oggi sette stanze affrescate.
La più grande e meglio conservata è quella detta “stanza del camino”, un ampio salone utilizzato come sala di rappresentanza. La splendida sala è decorata con un fregio che corre al di sotto del soffitto a cassettoni. Le pitture presentano motivi decorativi “a grottesca”, un tipo di ornato molto in voga nel Rinascimento che trae origine dall’osservazione delle pitture dell’antica Roma. Le scene rappresentano paesaggi, figure mitologiche, personaggi e avvenimenti che rimandano ad Ascanio Celsi ed alle virtù di “forza e saggezza” che dovevano caratterizzare l’operato del nobile. Le pitture furono realizzate fra il 1560 e il 1580 da artisti che rimangono sconosciuti, ma che molto probabilmente furono attivi anche all’interno del Palazzo Farnese di Caprarola. Ciò è ipotizzabile da confronti fra i temi pittorici presenti nelle decorazioni dei due edifici. Questa ipotesi trova sostegno, anche per il fatto che Ascanio Celsi fu in stretto contatto con il cardinale Alessandro Farnese, svolgendo per lui il ruolo di intermediario in delicati affari e controllando per un periodo di tempo anche l’andamento dei lavori della residenza di Caprarola.
A Cura di:
Dottor Stefano Francocci