Secondo la tradizione locale il Duomo, intitolato a Santa Maria Assunta, fu edificato sopra un tempio pagano. In effetti la chiesa sorge in un’area occupata anticamente dal foro romano. L’edificio visibile attualmente è il risultato di una serie rifacimenti che hanno interessato la struttura sino al secolo scorso. Le prime notizie dell’esistenza di una cattedrale a Nepi vengono fatte risalire al V secolo, quando le fonti citano per la prima volta un vescovo nepesino.
Non è possibile stabilire con certezza se questa prima cattedrale sorgesse dove si trova oggi il Duomo. Ad eccezione di alcuni elementi architettonici databili fra l’VIII ed il IX secolo, la chiesa, infatti, conserva strutture risalenti al XII secolo. A quest’epoca sono riferibili la splendida cripta ad oratorium e la parte inferiore del campanile. La cripta, di forma rettangolare, è suddivisa in nove piccole navate separate da 24 colonne e presenta 3 absidi sulla parete di fondo.
L’elemento di maggior fascino è dato dai capitelli, ognuno di forma diversa dall’altro, ornati con motivi vegetali e con figure umane e mostruose, tipiche del simbolismo dell’arte romanica.
Una epigrafe murata all’interno della chiesa ricorda, a conclusione dei lavori iniziati intorno alla metà del XII secolo, la consacrazione della cattedrale nell’anno 1266 da parte del vescovo Lorenzo. La struttura, inizialmente a tre navate, fra ‘500 e ‘600 fu sottoposta a vari interventi di restauro ed ampliamento. I più importanti furono il rifacimento del soffitto della navata centrale nel 1608 e quello del portico nel 1647. Dopo il 1680 iniziarono i lavori della sopraelevazione del Coro, seguiti dalla realizzazione della quarta navata. Nel 1752 fu aggiunta la quinta navata, come ricorda l’epigrafe che sormonta l’ingresso laterale della chiesa lungo via Matteotti. La cattedrale subì gravi danni sul finire dell’anno 1798, quando, il giorno 2 dicembre, le truppe francesi incendiarono parte della città. Tutte le strutture lignee andarono distrutte nell’incendio insieme a parte degli arredi. L’opera di ricostruzione della chiesa si deve ad Anselmo Basilici, vescovo di Nepi dal 1818 al 1840. Gli affreschi che decorano il suo interno furono eseguiti, però, solo successivamente.
Elemento ricorrente è la figura di Maria, la cui vita è rappresentata in 12 scene sulla navata centrale, che appare come Assunta in Cielo nel catino dell’abside.
Sulle pareti del Coro due affreschi mostrano la consacrazione episcopale di San Romano e la sua professione di fede nel momento del martirio. I dipinti furono realizzati da Domenico Torti e Ludovico De Mauro fra il 1868 ed il 1873.
Nel 1901 fu sostituita la pavimentazione che originariamente doveva essere di tipo cosmatesco, ovvero composta da marmi policromi, come è possibile vedere nel frammento murato sotto il portico.
Fra le opere di maggior pregio conservate all’interno del Duomo vi è la decorazione scultorea che riveste l’altare maggiore.
L’opera, raffigurante San Romano disteso con Santa Savinilla nell’atto di coprirlo con il velo sepolcrale, fu scolpita da Ercole Ferrata, allievo del Bernini, e collocata per la prima volta sopra l’urna contenente le reliquie del santo nel 1680. Altra composizione di notevole interesse è il trittico del SS. Salvatore posto nella parte presbiteriale.
Nel pannello centrale è raffigurato il Salvatore ed in quelli laterali San Tolomeo, San Romano, l’Angelo Gabriele e la Vergine. La tradizione locale attribuisce l’opera al pittore Giulio Romano, attribuzione non condivisa dagli studiosi che sembrano concordare, però, per una sua realizzazione intorno alla metà del ‘500.
Nella Cappella del SS.mo Crocefisso, lungo la quinta navata, vi è la pregevole statua lignea realizzata dal maestro Antonio Ispanico nel 1533 che raffigura, appunto, il Cristo in croce.
Ad alcuni anni prima risalgono le splendide tavole dipinte da Antonio del Massaro detto Il Pastura raffiguranti i Santi Tolomeo e Romano conservate nella sacrestia.
Nella stesso locale sono presenti anche quattro piccoli ritratti dei Santi Apostoli Pietro, Bartolomeo, Giuda Taddeo e Matteo opere seicentesche di Mattia Preti.
I quattro ritratti facevano parte del ciclo dei ritratti degli Apostoli e furono portate a Nepi da Marcello Anania, precettore dell’artista e vescovo della diocesi fra il 1654 e il 1670.
In corrispondenza dell’ingresso sinistro della cattedrale una lapide fatta porre dal fratello Mario ne ricorda la figura e la morte il 25 aprile 1670.
A Cura di:
Dottor Stefano Francocci