La chiesa è di proprietà della Venerabile Confraternita di San Giovanni Decollato, costituitasi nel 1551 con lo scopo di fornire una degna e religiosa sepoltura a tutti coloro che per varie ragioni non potevano permettersela o non ne avevano diritto, come ad esempio i condannati a morte.
L’edificio fu costruito fra il 1553 e il 1564 e consacrato nel 1566. La facciata, costituita da un timpano sostenuto da quattro lesene, fu risistemata nel 1850 come testimonia la scritta che compare sull’architrave.
L’interno è costituito da un’unica aula con in fondo il presbiterio rialzato da due gradini. La pavimentazione in cotto è quella originale del XVI secolo.
Le pareti laterali, oggi decorate molto semplicemente ma dalle quali emergono resti di pittura del XVI secolo, ospitano due altari.
L’altare maggiore, dedicato al Santo titolare, è posto nella parte presbiteriale ed è costituito da una struttura lignea con al centro un dipinto del XVII secolo raffigurante la Decollazione del Battista.
Questo dipinto andò a sostituire un più antico affresco del XVI secolo, descrivente la medesima scena, ancora presente dietro l’apparato ligneo dell’altare.
Sulla parete laterale sinistra si trova l’altare dedicato a San Carlo Borromeo fatto commissionare dalla famiglia Celsi, una ricca famiglia di Nepi che giocò un importante ruolo nella costituzione della Confraternita, all’inizio del XVII secolo. Una tela raffigura il Santo, che aveva ricoperto il ruolo di amministratore apostolico della diocesi di Nepi e Sutri, in abito cardinalizio fra due angeli.
Sul lato opposto è collocato l’altro altare ligneo, realizzato anch’esso all’inizio del XVII secolo, sul quale è posta la venerata immagine della Madonna di Costantinopoli. Il dipinto è contemporaneo all’altare e, come le altre opere della chiesa, rimane di autore sconosciuto. La venerazione della Madonna di Costantinopoli trae origine dalla vicenda, variamente narrata, di due monaci che sarebbero riusciti a fuggire dalla città di Costantinopoli, conquistata dai turchi nel 1453, portando in salvo una immagine della Madonna. L’icona sacra sarebbe stata nascosta in una cassa e trasportata via mare in Italia. Da qui la diffusione del suo culto.La tradizione popolare nepesina nel tempo ha attribuito al dipinto il titolo di Madonna dei Matti. Non è ben chiara l’origine di ciò, ma nella seconda domenica di maggio le viene tributata una festa caratterizzata nella parte finale da un momento ludico, il cosiddetto beverino, che vede la partecipazione di personaggi in maschera, musiche e balli popolari.
A Cura di:
Dottor Stefano Francocci