La Fiorita orgoglio di Nepi, ma le signore: “Servono giovani per questa tradizione”

Fiore dopo fiore, ramo dopo ramo. Così si fa: una tradizione lunga una vita. Al fresco dell’androne del palazzo, sedute su sedie improvvisate, lavorano le donne della Fiorita. A Nepi il Corpus Domini viene festeggiato così. E questa volta non sarà da meno, nonostante gli anni che passano, la stanchezza che aumenta e i pochissimi giovani coinvolti. C’è un progetto, quello di rilanciare un’opera che conta tantissimi anni sulle spalle. “La Fiorita la facciamo da sempre, da quando siamo nate. Il punto di ritrovo è stato sempre questo per noi, a metà di via del Corso. Prima c’era tanta gente, ora siamo rimaste una decina. Fiori ce ne sono pochi, le persone non li colgono più, servirebbero soprattutto giovani. Noi non ce la facciamo”. Sforbiciano, sfilacciano, colorano. Azioni che le loro mani fanno ogni stagione come ormai gesti automatici. E il ricordo di una volta è sempre vivo: “Prima si usavano rosmarino, salvia, qualche petalo colorato. I disegni sono arrivati a fine anni ’50, li ha portati la signora Siviglia Darida che aveva visto l’infiorata di Bolsena. I suoi parenti erano di lì e ci andava spesso. Così è partito tutto”.

FUTURO – Rilanciare la fiorita a Nepi vuol dire coinvolgere nuovi ragazzi. Le signore non vedono l’ora: “Vanno inseriti i giovani, servono generazioni nuove, noi siamo pronte ad insegnare e dare comunque il nostro contributo. Ci autotassiamo per la realizzazione di questa Fiorita, lo facciamo con orgoglio perché siamo donne di fede e soprattutto vogliamo portare avanti una tradizione di Nepi”. L’appuntamento è per domenica 23: con il sorriso che pulisce la stanchezza dal viso, sarà un altro successo.

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